L'Unione Europea affronta la sua prima grande crisi che non è solo economica ma anche socio-culturale. L'ondata di profughi che aspirano a entrare nella UE sta sollevando il velo che copriva razzismo e antisemitismo che, dal dopoguerra, si credevano scomparsi in Europa sia all'Ovest che all'Est. Allora come oggi, nel bene e nel male, la Germania si prepara ad avere un ruolo centrale in questo processo di assimilazione o di rifiuto.
Una citazione dal libro (p.224):
"La Germania post-nazista era un paese che tentava di ricostruire la propria identità sulle macerie della sconfitta, nel segno, dunque, della continuità e della rimozione. Amnesia e amnistia furono le parole chiave di quegli anni. La guerra fredda e la cortina di ferro favorirono l'immagine di una nuova Germania, quella occidentale, anello decisivo del patto atlantico, ultimo baluardo del mondo liberale. La teoria dei due totalitarismi, la discutibile simmetria tra nazismo e comunismo, contribuì a scaricare i tedeschi da ogni responsabilità politica traghettandoli, anzi, sulla sponda delle vittime."

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